Non c’è pace per il Superbonus del quale si ritorna a parlare in vista di una sperata proroga al 110%, per coloro che avevano completato al 70% i lavori entro il 31 dicembre 2023.
La questione, portata alla ribalta dai media, riguarda un emendamento presentato e poi scomparso, al ddl di conversione del D.L. n. 212/2023, detto anche Decreto Salva-Spese, o Decreto Salva-Superbonus. Difatti a meno di 24 ore dalla presentazione, l’emendamento in oggetto, in discussione alla Camera, a prima firma Saverio Congedo di Fratelli d’Italia – Fdl, è stato ritirato.
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Questo emendamento era analogo ad altri due proposti dal Partito Democratico (Pd) e dal gruppo Misto, presentato con l’obiettivo di concedere ulteriori due mesi ai condomini che avevano completato lavori entro il 31 dicembre al 70%, consentendo loro di beneficiare della detrazione fiscale al 110%.
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L’emendamento ritirato
L’emendamento ritirato recita:
“Dopo il comma 1, aggiungere il seguente: 1-bis. Per i soggetti che applicano la disposizione di cui all’articolo 1, comma 894, della legge 29 dicembre 2022, n. 197, relativamente agli interventi per i quali alla data del 31 dicembre 2023 siano stati effettuati lavori per almeno il 70 per cento dell’intervento complessivo, la detrazione del 110 per cento è estesa alle spese sostenute fino al sessantesimo giorno successivo a quello di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto”.
Il dietrofront da parte di FdI è arrivato dopo le perplessità espresse dal ministero dell’Economia. La decisione di ritirare l’emendamento è stata motivata dall’attesa di ulteriori verifiche che, secondo quanto riportato da Il Sole 24 Ore, saranno effettuate durante una prossima riunione tecnico-politica.
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Proroga richiesta su più fronti
La richiesta di una possibile riapertura dei termini per il superbonus ha ottenuto un sostegno da più parti politiche alla Camera. Molti partiti si sono espressi a favore di un’estensione, seppur minima, dei tempi. Nonostante il chiaro rifiuto del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, motivato dalla necessità di mantenere la stabilità dei conti pubblici, le pressioni per evitare contenziosi e il blocco dei cantieri sono rimaste forti.
Il dibattito è emerso nel contesto di 130 emendamenti presentati alla legge di conversione del decreto Salva-spese (Dl 212/2023). Molte proposte, unite nel tentativo di mitigare le restrizioni del provvedimento governativo del 2023, hanno trovato consenso trasversale tra le varie forze politiche.
Anche l’ANCE ha espresso la necessità di una proroga presso la Commissione Finanze della Camera sul Decreto Salva-Spese. La Presidente Brancaccio ha evidenziato la necessità di consentire a chi ha lavori in corso di completarli entro 2/3 mesi, usufruendo del 110% di detrazione. Il governo propone solo una sanatoria per mantenere gli incentivi fino al 31 dicembre 2023, anche senza completare i lavori. Ciò potrebbe portare all’abbandono dei cantieri e opere incomplete. I dati dell’ENEA-MASE indicano 40 mila cantieri condominiali incompiuti, con il rischio di numerosi contenziosi. La norma per le famiglie a basso reddito rischia di rimanere inattuata, e si sottolinea l’importanza di una chiusura ordinata dei cantieri.
La situazione rimane incerta, e il destino della proroga è in bilico mentre le pressioni continuano a crescere da entrambe le parti dell’arena politica.
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Foto:iStock.com/JacquesPALUT