Superbonus non più in quattro anni ma spalmato in dieci rate come “soluzione obbligata” per far fronte al costo eccessivo dell’agevolazione per le casse dello Stato.
Assolutamente no, invece, a qualunque ipotesi di rivedere la stretta su sconto in fattura e cessione del credito scattata con il decreto 39 del 29 marzo scorso. Ad annunciarlo il ministro del Tesoro, Giancarlo Giorgetti, nel corso dell’esame del provvedimento in Commissione finanze al Senato.
Ci sarà comunque un emendamento del governo, forse già venerdì prossimo, mentre non saranno accolti in nessun caso emendamenti di deroga alla stretta. Il governo sarebbe invece a favore di un maggior coinvolgimento dei Comuni nei controlli sugli edifici riqualificati con il Superbonus.
Il decreto è atteso in Aula mercoledì 15 maggio.
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Lo spalmacrediti tra opzione e obbligo
La richiesta di poter modificare la scadenza delle rate del Superbonus da quattro a dieci anni, e lo stesso anche per il Bonus Barriere, al momento con rate a cinque anni, era stata avanzata con diversi emendamenti, con l’obbiettivo di favorire i redditi bassi. La stretta su sconto e cessione, infatti, rende impossibile usufruire direttamente della detrazione a chi ha poca Irpef da pagare. Ridurre il valore delle singole rate prevedendo il recupero in tempi più lunghi offre una possibilità in più di non perdere l’agevolazione.
Proprio per questo lo scorso anno è stata offerta questa possibilità per le spese del 2022: chi non ha usufruito di sconto o cessione con la prossima dichiarazione dei redditi può portare in detrazione gli importi in 10 anni.
Al momento si tratta di un’opzione, che però potrebbe diventare un obbligo per le spese future. Interessate anche le detrazioni con scadenza a cinque anni, come Sismabonus e Bonus Barriere. A chi gli chiedeva della possibilità di spalmare i crediti su dieci anni anziché su quattro cinque, infatti, il ministro ha risposo che “non sarà una possibilità ma un obbligo” per arginare il disastro sui conti, definito, si sposterà l’ammontare del debito in avanti, così da alleggerire il peso sulle casse dello Stato. Ci sarà per questo un emendamento del governo.
ABI e ANCE contro l’ipotesi di misure retroattive
L’annuncio del ministro sullo spalmacrediti “obbligatorio” e quindi su un allungamento della scadenza delle rate deciso d’autorità, però, non è stato gradito da banche e imprese, che non vogliono essere obbligate a ridurre i tempi per il recupero dei crediti acquistati. Già nei giorni scorsi, infatti, le associazioni datoriali, con l’ANCE in primis, avevano espresso preoccupazione e inviato una lettera al ministro, parlando di un “impatto devastante” per le imprese di una misura di questo tipo sulla gestione dei crediti già acquisiti. I cessionari, infatti, possono utilizzare il credito solo con le scadenze previste per l’uso diretto della detrazione.
Proprio per questo dopo le dichiarazioni di Giorgetti il direttore generale dell’ANCE Massimiliano Musmeci e il vice direttore generale vicario dell’ABI, Gianfranco Torriero, hanno sottolineato in una nota che “in questa fase complessa è importante dare certezze e rafforzare la fiducia. Interventi retroattivi sul Superbonus minerebbero la fiducia di famiglie, imprese e investitori”.
Spalmacrediti già a disposizione come opzione per le imprese
Peraltro c’è anche da dire che lo spalmacrediti è a disposizione non solo dei risparmiatori ma anche delle imprese già da tempo. Anzi è stato introdotto in via proprietaria a fine 2022 proprio per far fronte alle difficoltà delle imprese e dei professionisti che avevano acquistato i crediti. I cessionari, infatti, se ritengono di non avere sufficiente capienza nell’imposta hanno la possibilità di aumentare il numero delle rate per l’utilizzo dei crediti acquistati tramite un’apposita funzione della piattaforma di cessione dei crediti. Una possibilità a suo tempo accolta con favore anche dal mondo imprenditoriale.
Ci vorranno ancora un paio di giorni per sapere quale sarà la soluzione individuata dal governo.
No a qualsiasi allentamento della stretta su sconto e cessione
Sembra ormai certo, invece, che non ci saranno altre deroghe in materia di sconto e cessione. “Come avvenuto in passato – ha detto infatti Giorgetti – gli emendamenti parlamentari di ampliamento delle deroghe non saranno presi in considerazione”.
Una frase che chiude definitivamente la porta anche alla possibilità di riaprire i giochi per il bonus barriere, che si era salvato dalla stretta del 30 dicembre scorso, ma è stato invece bloccato proprio con il decreto 39/2024. Qualche spiragli potrebbe esserci invece per ulteriori interventi in favore della ricostruzione delle aree colpite dalle alluvioni, oltre che per le aree terremotate.
Sì ai controlli sui cantieri da parte dei Comuni
Il governo invece è favorevole al coinvolgimento dei Comuni nel controllo sul campo dei cantieri del Superbonus.
Si tratta di una misura proposta con diversi emendamenti che prevedono, a fronte di questa attività aggiuntiva, che una quota delle maggiori entrate derivanti dalle sanzioni applicate in caso di frodi e irregolarità possa andare direttamente ai Comuni. La proposta iniziale prevedeva il 30% in favore degli enti locali, ma si potrebbe arrivare al 50%.