Come oramai noto, il Sismabonus 110% può essere applicato anche «[…] all’esecuzione di opere per la messa in sicurezza statica, in particolare sulle parti strutturali, per la redazione della documentazione obbligatoria atta a comprovare la sicurezza statica del patrimonio edilizio, nonché per la realizzazione degli interventi necessari al rilascio della suddetta documentazione» (art. 16 bis comma i del testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917).
Viene pertanto ribadita l’importanza primaria di perseguire ed incentivare interventi atti a risolvere diverse carenze di sicurezza legate all’involucro edilizio, senza necessariamente perseguire una riduzione di classe del rischio sismico. Si tratta, infatti, di interventi di riparazione locale ai sensi del par. 8.4.1 delle NTC18 per consolidare o sostituire elementi strutturali danneggiati, la cui integrità è fondamentale sia per la sicurezza statica delle persone che abitano l’edificio sia come base di partenza per interventi di miglioramento sismico sull’intero scheletro strutturale.
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Tuttavia non si parla solamente di rinforzi statici. Le stesse NTC18 dedicano alcuni paragrafi alla sicurezza dei cosiddetti elementi secondari, parte integrante delle strutture anche se non svolgono compiti strutturali, ma la cui caduta può compromettere seriamente l’incolumità delle persone che abitano l’edificio. Si tratta, per fare alcuni esempi non esaustivi, di valutare il rischio di caduta di comignoli, cornicioni, tamponamenti, spesso non perfettamente vincolati. In molti casi il rischio è già presente dal punto di vista statico perché gli elementi risultano danneggiati e deteriorati dal tempo.
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Tra i lavori detraibili: messa in sicurezza sfondellamento solai
Il Sismabonus 110%, pur rimanendo un incentivo fiscale legato al miglioramento sismico, è estendibile anche per la messa in sicurezza statica di elementi strutturali principali e secondari, poiché non potrà mai esserci sicurezza sismica se a monte non è attiva una adeguata sicurezza statica.
Si tratta pertanto di un’ulteriore occasione per intervenire su situazioni potenzialmente pericolose, il cui rischio viene spesso trascurato ma la cui azione di caduta, anche solo per gravità in assenza di sollecitazioni sismiche, comporterebbe gravi danni alle persone sottostanti. E purtroppo incidenti di questo genere capitano sempre più frequentemente, a fronte di un patrimonio edilizio scarsamente mantenuto e caratterizzato da forme di degrado materico trascurate da tempo.
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Tra i lavori fiscalmente detraibili sugli elementi secondari, uno dei più importanti risulta essere quello di messa in sicurezza dallo sfondellamento dei solai. L’intervento può essere applicabile contemporaneamente al rinforzo estradossale del solaio stesso, qualora necessario. Il fenomeno dello sfondellamento è purtroppo frequente, perché correlato con la bassa qualità dei laterizi utilizzati, con l’errata posa in opera, oppure per frecce eccessive del solaio. Sussistono anche cause esterne, spesso frequenti, derivanti da infiltrazioni d’acqua. La rottura dei fondelli è sempre di tipo fragile ed improvviso, a volte senza particolari segnali premonitori.
Pertanto, all’interno di un progetto di ristrutturazione edilizia si raccomanda sempre di verificare la stabilità delle pignatte dei solai in laterocemento, avvalendosi per esempio di termografie.
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Previa rimozione dell’intonaco esistente e delle pignatte in evidente fase di distacco, l’intervento di messa in sicurezza si avvale oggi giorno delle moderne tecnologie derivanti dall’utilizzo delle reti in fibra di vetro posate all’intradosso (a secco oppure su un leggero strato di malta) e ancorate ai travetti in c.a. del solaio mediante appositi tasselli muniti di rondella (diametro 8 mm, per una profondità di almeno 40 mm), al fine di trattenere qualsiasi caduta dall’alto dei fondelli in fase di distacco.
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Le reti in fibra di vetro si prestano infatti molto bene per questa applicazione poiché hanno una maglia più fitta e sono caratterizzate da alte resistenze. E’ altresì consigliato, laddove possibile, di risvoltare un fazzoletto di rete sulle pareti laterali, ancorandola con elementi angolari in acciaio galvanizzato. La rimozione dell’intonaco permette altresì di verificare l’integrità del calcestruzzo e delle barre di armatura dei travetti del solaio, e di operare un ulteriore intervento di passivazione, sostituzione dei ferri e reintegrazione di malte cementizie qualora necessario.
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L’intervento potrà essere rifinito con la stesura di un nuovo intonaco intradossale, oppure con l’inserimento di un controsoffitto per nascondere la rete. Laddove gli intonaci esistenti siano ben adesi al supporto e la loro rimozione comporti una eccessiva demolizione dei fondelli in laterizio delle pignatte, si potrà valutare la sola rimozione dell’intonaco al di sotto dei travetti in c.a. per favorire la tassellatura della rete.
In alternativa all’applicazione della rete di contrasto, si può procedere con l’installazione diretta di specifici controsoffitti certificati antisfondellamento, caratterizzati da lastre più rigide e infittimento del telaio metallico, che andrà sempre ancorato sui travetti in c.a.
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Foto:iStock.com/DavorLovincic