In questo recente articolo abbiamo parlato delle patologie causate dagli scarichi e analizzato i passaggi da seguire per capire se la causa è da ricondurre a perdite o all’umidità di risalita. Ora parliamo invece delle patologie causate da impianti in pressione e, allo stesso modo, vediamo come poter capire se è presente una perdita attraverso l’ispezione visiva.
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Colonizzazione di formazioni biologiche
Le formazioni biologiche possono generarsi anche in presenza di perdite di impianti di adduzione. Questa casistica è molto blanda rispetto alla contaminazione generata dalle acque disperse dagli scarichi, poiché la quantità di acqua presente nella muratura può cambiare sensibilmente anche in pochi centimetri, se in presenza di sbarramenti orizzontali o materiali più idrofughi.
Anche gli alimenti per gli agenti contaminanti sono limitati in questo caso. Per poter avvenire la colonizzazione di formazioni biologiche, occorre che l’acqua disperda in buona quantità il cloro presente. Il cloro può evaporare a seguito del riscaldamento dell’acqua stessa, oppure può essere sottratto all’acqua a seguito di installazione di accessori per la depurazione dell’acqua. Anche il filtraggio attraverso la muratura può generare la dispersione di cloro. Pertanto, è verosimile affermare che nelle immediate vicinanze di una perdita non vi siano formazioni biologiche, poiché il cloro ancora presente agisce come deterrente alle contaminazioni. Allontanandosi dalla zona d’origine i fenomeni biologici possono manifestarsi, poiché questo agente deterrente sarà sempre meno presente.
Zona di origine
Le perdite possono avere origine anche in impianti esterni al fabbricato, come nella linea di condotta pubblica comune e nelle sezioni private presenti all’interno del proprio giardino. Le perdite possono infiltrarsi all’interno della costruzione se gli impianti di adduzione sono posizionati in prossimità, o in presenza di pendenze che conducano dell’acqua in direzione di brecce al di sotto della pavimentazione, in cui sono stati inseriti altri impianti tecnologici.
È importante in questo caso saper distinguere l’origine esatta dell’acqua, come espresso nel precedente articolo, gli scarichi tendono a determinare colonizzazioni batteriche e formazioni biologiche in modo maggiore rispetto all’acqua di adduzione, poiché negli scarichi viene dispersa l’azione sanificante del cloro e la contaminazione risulta piuttosto lenta.
Solitamente, quando la fuoriuscita d’acqua è all’esterno del fabbricato, la patologia si manifesta inizialmente nella muratura immediatamente confinante all’origine della perdita.
Dimensione del degrado
La fuoriuscita di sali solfati e nitrati dalla pavimentazione in modo aggressivo è piuttosto rara. Quando avviene una manifestazione così evidente, occorre considerare che vi sia una forza importante che genera pressione nei capillari, dilavando i sali della muratura. La quantità di sale e acqua in questo caso è infinita, poiché avviene una continua contaminazione da parte del terreno adiacente. Quando il terreno adiacente non è dotato di drenaggio ed è composto in percentuali elevate di argilla costipata; l’acqua costretta agli spazi più favorevoli può raggiungere la pressione necessaria in questi casi solitamente è possibile recuperare facilmente acqua dei bacini sotto la pavimentazione, per poi poterla analizzare.
In presenza di acqua proveniente da tubazioni di adduzione avremo la presenza di cloro, ma non avremo la presenza di tensioattivi, generalmente contenuti nelle acque di scarico.
Geometria della manifestazione
La patologia edilizia che può scaturire a seguito di una perdita da tubo in pressione diventa una vera e propria disciplina a seconda della tipologia di edificio e dai propri componenti. I danni possono manifestarsi immediatamente, con un distacco localizzato degli intonaci ed una violenta fuoriuscita dei sali, ma può anche manifestarsi dopo diversi mesi, con un degrado distribuito in modo omogeneo in tutto il fabbricato. Al contrario, in un edificio un edificio storico, ristrutturato e adibito a comune abitazione, dotato di murature composte da mattoni in argilla e solaio senza vespaio, il problema può manifestarsi in un periodo molto breve.
Alcuni anni fa ho dovuto affrontare un sospetto caso di umidità di risalita che interessava tutti gli appartamenti al piano terra di un condominio. Il problema si manifestava in ugual modo alla stessa altezza in tutte le murature, sia perimetrali che non perimetrali. All’origine del problema vi era una perdita, generata da un singolo tubo di condotta dell’acqua, che fu installato all’interno del vespaio durante la costruzione. L’acqua fuoriuscita dei tubi poté scorrere dentro tutta la superficie del vespaio, il quale trasmise l’acqua poiché comunicante con altre proprietà. A causa di questo fattore, tutte le murature si inumidirono allo stesso modo. A seguito del riempimento del vespaio, cominciarono a manifestarsi danni nelle murature in ugual modo.
Velocità di estensione
In presenza di perdite al di sotto della pavimentazione, è possibile osservare forti espulsioni saline e murature umide al contempo. Il tagliamuro, se ben realizzato, può impedire all’acqua di poter risalire a quote più elevate, generando in questa zona, molto velocemente, la saturazione della muratura. Anche se la muratura si trova a diversi metri dalla perdita, possono verificarsi fuoriuscite di sali nelle superfici dei mattoni, specialmente durante il periodo invernale, dove il riscaldamento può determinare la completa evaporazione del liquido stesso.
A differenza delle perdite generate dagli scarichi o dalle piogge, quest’acqua risulta non essere acida, vista l’assenza degli elementi acidi e la presenza degli elementi necessari per generare l’alcalinità totale del liquido. L’alcalinità totale è un insieme degli elementi, appunto alcalini, addizionati per evitare che possa generarsi una variazione eccessiva del ph stesso: tale pratica è in uso da parte dei fornitori d’acqua, per poterne garantire la qualità.
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