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12 Marzo 2021

Muffe in casa: come prevenirle e sfatare 5 false convinzioni

muffe in casa

Le muffe in casa si sviluppano sulle superfici solo quando trovano sufficiente umidità, ed un minimo di cibo disponibile. Considerando che possono vivere anche solo con i nutrienti contenuti nella polvere presente nell’aria, ma non senza umidità, appare ovvio che l’unica prevenzione realmente efficace consiste nell’evitare che l’umidita superi i valori di rischio, che sono: UR del 65% nell’aria e dell’80% sulle superfici.

In casi molto particolari, quando l’umidità si mantiene stabile per tempi abbastanza lunghi, le muffe possono svilupparsi anche con valori di UR in superficie del 70%.

Nella maggior parte dei climi italiani, se si riesce a mantenere il valore di UR invernale dell’aria interna sempre intorno al 50% o inferiore, in assenza di fenomeni infiltrativi di acqua piovana o da rottura di tubazioni, la formazione di muffe e estremamente improbabile se non impossibile.

Vediamo quali sono le modalità di prevenzione che è possibile mettere in atto, così come descritto da Marco Argiolas, autore del volume “Muffe e condense negli edifici” edito da Maggioli Editore.

Leggi anche: Umidità e Muffe in casa: rischi per la salute, prevenzione e azioni correttive

Muffe in casa: come fare per prevenirle?

Il sistema più efficace per tenere bassa l’umidità all’interno della casa e quello di aerare frequentemente aprendo spesso le finestre, oppure di installare un idoneo apparato di ventilazione meccanica controllata VMC a flussi continui.

Quelli a flusso ciclico sono meno efficaci nell’evacuare l’umidità in eccesso, ma rappresentano in ogni caso una soluzione molto vantaggiosa.

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Altre modalità di prevenzione consistono nel creare sulle superfici più fredde, e perciò più umide, delle condizioni ambientali che impediscano lo sviluppo delle muffe. Questo può essere fatto attraverso dei biocidi come i sali di boro, cioè delle sostanze chimiche dotate di proprietà disinfettanti, antibatteriche ed antifungine a lungo termine, o alcalinizzanti, da applicare sulle superfici.

Questi prodotti sono anche chiamati sanitizzanti, o igienizzanti, e generalmente si applicano a pennello sulle superfici dopo averli disciolti in acqua.

I più comuni sono:

  • sali di boro (naturali)
  • ioni di rame e argento (naturali)
  • prodotti a base di calce (naturali)
  • disinfettanti sintetici (isotiazolone, sali di ammonio quaternario, ecc.).

Un’altra possibilità consiste nel rivestire le superfici più fredde, perciò più umide come ad esempio i ponti termici, con dei materiali fortemente igroscopici. Con questo accorgimento, l’umidità superficiale e l’eventuale condensa vengono immediatamente ridistribuite sul materiale, riducendo il valore massimo di UR a livelli più bassi rispetto a quelli di rischio.

Uno dei migliori materiali utilizzati in tal senso è il silicato di calcio, che ha l’ulteriore vantaggio di avere un pH in soluzione superiore a 10, sul quale le muffe non possono attecchire. I materiali da rivestimento si applicano generalmente sotto forma di lastra da incollare sulle superfici, oppure di intonaco.

I materiali usati più frequentemente sono:

  • silicato di calcio
  • intonaci di argilla
  • pannelli in fibra di legno
  • pannelli in lana di legno (Celenit, Eraclit, ecc.)
  • lastre di gessofibra.

Se la muffa si forma solo in corrispondenza dei ponti termici, si può agire anche attraverso la loro correzione, che può essere attiva o passiva.

>> Muffe e condense: diagnosi dei luoghi e ricerca della soluzione ad hoc

Nel primo caso si impiega un cavo elettrico scaldante tipo Thermistore, per aumentare leggermente la temperatura della superficie, al fine di impedire la formazione di umidità eccessiva e di condensa. Nel secondo, invece, si applica un rivestimento isolante avente spessore variabile da qualche mm fino a diversi cm, che limita la dispersione di calore, e di conseguenza mantiene la superficie interna sufficientemente calda da non rendere possibile lo sviluppo di umidità elevate e quindi di muffe.

È utile anche l’impiego delle cosiddette “pitture termiche”, che consentono di aumentare la temperatura delle superfici di circa 1°C, e questo spesso basta per portarsi fuori dalle condizioni di formazione della muffa.

In fase costruttiva o di ristrutturazione è preferibile utilizzare sempre materiali a base di calce, meglio se di pura calce naturale NHL, sia sugli intonaci che sulle finiture. Praticamente è un disinfettante naturale delle superfici, con l’ulteriore vantaggio di essere facilmente reperibile, molto economico, notevolmente traspirante, e adatto quindi a evitare i fenomeni di condensa superficiale.

Non perderti: Umidità da condensa o da infiltrazioni di acqua? Come distinguerle e affrontarle

Quali sono le credenze sulle muffe in casa? I 5 falsi miti

I muri respirano

Esiste l’errata convinzione che i muri possano e debbano respirare, mentre in realtà i muri non possono e non devono respirare. La loro capacità di evacuazione dell’umidità in eccesso contenuta nell’edificio si limita a valori minimi, pari a circa il 2% del totale. Il quantitativo di umidità che viene generato in una abitazione, da una famiglia di quattro persone, è di circa 12 mila grammi al giorno.

Quindi la capacità di traspirazione, e non di respirazione dei muri, si aggira intorno ai 240 grammi al giorno. La restante parte, cioè il 98% dei 12.000 grammi, ovvero 11.760 grammi al giorno, deve essere smaltita attraverso l’aerazione o la ventilazione, cioè con adeguati ricambi d’aria per evitare che l’umidità possa accumularsi.

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Le lampade di sale

Un’altra convinzione piuttosto diffusa è quella che le lampade ornamentali di sale dell’Himalaya possano avere degli effetti sull’umidità. È vero che il sale è in grado di assorbire una certa quantità di umidità dall’aria per effetto igroscopico, ma è vero che sono dei quantitativi minimi, pari a una frazione del peso della stessa lampada, intesa come quantità di sale.

Inoltre c’è da precisare che l’umidità eventualmente assorbita non viene eliminata bensì accumulata, e prima o poi la lampada la dovrà restituire all’aria ambiente.

La capacità di assorbimento dell’umidità da parte della semplicissima e banalissima carta, ovvero della cellulosa, è nettamente superiore rispetto al sale, sia esso dell’Himalaya o delle Saline di Stato. Perciò una bella libreria ben fornita è sicuramente più utile (in tutti i sensi) rispetto alle lampade di sale.

Le vaschette assorbi umidità

Molto spesso vengono utilizzate le vaschette di sale, da mettere in casa con la convinzione che queste possano risolvere i problemi di umidità in eccesso. Valgono le stesse considerazioni fatte per le lampade di sale.

Nelle vaschette comunemente utilizzate in casa, il sale è il cloruro di calcio CaCl2. Si tratta di una polvere bianca, chimicamente simile al sale da cucina che è il cloruro di sodio NaCl, ma molto più igroscopico. In questo caso le quantità complessive di umidità assorbita dalla polvere possono anche raggiungere il rapporto 1:1, cioè un kg di polvere assorbe fino a un litro d’acqua.

L’igroscopicità è talmente elevata che il sale non restituisce l’umidità, ma deve essere sostituito da altro sale. Considerando che i quantitativi di vapore prodotti in un’abitazione sono all’incirca di 12.000 grammi al giorno, si può immaginare quanto sale igroscopico sia necessario per avere un’efficace azione deumidificante.

Aprire le finestre al mattino

Un altro falso mito riguarda la convinzione che l’apertura delle finestre al mattino per cambiare l’aria sia sufficiente per soddisfare il fabbisogno giornaliero di ventilazione degli ambienti domestici.

Questo è profondamente sbagliato, sia perché la quantità complessiva d’aria da ricambiare, dovrebbe essere come minimo quella di 0,3 ricambi/ora, cioè 0,3 volte il volume degli ambienti per ogni ora dell’intera giornata, ovvero 0,3 x 24 = 7,2 ricambi totali al giorno, valori che raramente possono essere raggiunti con una sola operazione di aerazione. Poi, ancora più importante è la continuità.

È preferibile aprire per pochi minuti, molto frequentemente, che una sola volta per tempi lunghi.

>> Muffe e condense: come può intervenire il progettista?

Deumidificatori

Sono una soluzione di emergenza, adatta a situazioni temporanee e non definitive. I motivi sono fondamentalmente due: il primo riguarda la bassa efficienza energetica di tali macchine, che generalmente consumano fra i 200 ed i 300 W per far condensare dai 3 ai 5 litri di umidità al giorno.

Si consideri che un banale sistema di ventilazione meccanica controllata è in grado di evacuare oltre 10 litri al giorno di umidità nel regime invernale, consumando al massimo 5 W.

L’altro motivo riguarda l’assenza di ricambio d’aria, poiché i deumidificatori fanno ricircolare sempre la stessa aria, senza eliminare la CO2 e senza rinnovare l’ossigeno. In ogni caso è preferibile installare dei sistemi di deumidificazione, eventualmente anche dotati di macchine frigorifere, capaci di sostituire l’aria viziata interna con dell’altra fresca esterna.

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Muffe e condense negli edifici

Muffe e condense negli edifici

Marco Argiolas, 2016, Maggioli Editore

La formazione di muffe e condense negli edifici è causa di preoccupazione crescente, sia per la salute degli occupanti, che per i danni alle cose contenute nelle abitazioni.Nonostante il problema sia noto da tempo, i fenomeni che ne stanno alla base, sono spesso sconosciuti o…

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Foto:iStock.com/gustavomellossa

Fonte: EdilTecnico

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