La possibilità di riaprire alla presentazione della CILAS fino al 31 dicembre 2022 per garantire ai condomini il Superbonus al 110% anche per il 2023 è sparita dall’ultimo emendamento presentato dal governo al decreto Aiuti-quater. Potrebbe però “rientrare dalla finestra” come emendamento alla legge di Bilancio. Continua in fatti il pressing dei partiti della maggioranza in questo senso.
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Intanto per sbloccare la cessione del credito è prevista solo la possibilità di una cessione in più all’interno del sistema bancario. E per le imprese in difficoltà per mancanza di liquidità e impossibilità a cedere i crediti acquistati c’è solo la possibilità di avere prestiti agevolati con garanzia SACE. Queste le novità nell’ultimo testo dell’emendamento del governo all’articolo 9 del decreto Aiuti- quater che contiene le norme in materia di Superbonus.
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La questione della proroga per i condomini
Nonostante le indicazioni di possibili aperture su questo fronte circolate nei giorni scorsi, e le pressioni degli stessi partiti di maggioranza, con Forza Italia in testa, il governo nell’emendamento non prevedeva alcuna possibilità di far slittare i termini della presentazione della CILAS al 31 dicembre.
Il relatore al provvedimento, Guido Quintino Liris (Fdi), ha però annunciato che “è emersa nelle ultime ore una problematica tecnica che può essere aggirata”, relativa al fatto che le modifiche al decreto andrebbero in vigore solo con la sua conversione in legge, ossia a metà gennaio. Liris ha sottolineato che però “c’è una grossa apertura in questa direzione” da parte del governo, per cui l’estensione al 31 dicembre potrebbe essere inserita come emendamento direttamente nella legge di Bilancio, in modo da accorciare i tempi della sua entrata in vigore. In realtà la legge di Bilancio va in vigore dal 1° gennaio 2023, e quindi anche in questo caso il termine sarebbe superato, ma se c’è la volontà politica qualche soluzione evidentemente si può trovare.
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Aumenta il numero delle cessioni all’interno del sistema bancario
Intanto invece per quanto riguarda il blocco delle cessioni, il governo ha confermato la linea del rigore. L’unica soluzione messa nero su bianco, infatti, è quella dell’aumento del numero d cessioni che possono essere effettuate, dopo la prima, all’interno del sistema finanziario regolamentato, che sale da due a tre. Una possibilità che punta a consentire agli intermediari finanziari di avere ulteriori spazi di manovra per acquistare nuovi crediti, e che vale anche per quelli acquistati in passato.
Come previsto dallo stesso testo dell’emendamento, in fatti, anche se queste disposizioni entreranno in vigore solo con la conversione in legge del decreto, la possibilità di aumentare il numero delle cessioni è ammessa anche per i crediti d’imposta già acquistati, ossia quelli oggetto di comunicazioni di cessione del credito o sconto in fattura inviate all’Agenzia delle entrate in data precedente alla pubblicazione della legge di conversione del decreto stesso.
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Confermata la cessione in qualunque momento ai correntisti
Al di là di questa nuova opportunità le norme confermano che le banche possono cedere in qualunque momento a propri correntisti titolari di partita IVA i crediti acquistati, a prescindere dunque dal fatto di aver già effettuato altre cessioni. I correntisti che acquistano i crediti, però, non potranno cederli a loro volta ma potranno utilizzarli solo in compensazione, come già previsto oggi.
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Prestiti ponte per le imprese in carenza di liquidità
Riusciranno le soluzioni indicate a risolvere i problemi delle imprese in difficoltà per mancanza di liquidità? È presto per dirlo ma una volta pubblicato al legge di conversione del decreto le imprese con crediti acquistati che si trovano nell’impossibilità di compensarli o di cederli a loro volta potranno contare su prestiti agevolati con garanzia pubblica.
L’emendamento prevede infatti che la SACE possa concedere garanzie alle società che stanno realizzando lavori di Superbonus, per ottenere finanziamenti sotto qualsiasi forma destinati a sopperire alle esigenze di liquidità. Potranno ottenere i prestiti solo le imprese con sede in Italia e con codici Ateco 41 e 43, ossia solo imprese di costruzione e di lavori edili specializzati. Per agevolare la concessione dei prestiti le imprese interessate potranno utilizzare anche l’ammontare dei crediti in portafoglio derivanti da interventi di Superbonus, come ulteriore forma di garanzia da prestare alle banche.
Secondo il testo dell’emendamento, infatti, l’entità dei crediti di imposta eventualmente maturati alla data del 25 novembre 2022 può essere considerata dalla banca ai fini della valutazione del merito di credito dell’impresa richiedente il finanziamento.
Il testo del decreto Aiuti quater è atteso in Aula al Senato per la prossima settimana. Dovrà poi passare alla Camera per la definitiva conversione in legge attesa per i primi giorni di gennaio.
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