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15 Maggio 2024

La diagnosi delle infiltrazioni: un caso studio di installazione di sistemi anticaduta

Presenti sulle nostre coperture, i sistemi anticaduta sono efficaci sotto l’aspetto della protezione contro le cadute dall’alto, tuttavia la loro installazione può creare patologie inaspettate non immediatamente riscontrabili.

In questo articolo ci concentreremo sulla diagnosi delle infiltrazioni in un caso specifico che ne ha generate a causa di una mancata valutazione iniziale delle caratteristiche della struttura e dei suoi punti critici fisiologici.

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Diagnostica delle infiltrazioni negli edifici

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Francesco Ucini Tecnico specializzato in diagnostica non invasiva in edilizia. Docente in corsi professionali per ingegneri, architetti e geometri e membro del comitato scientifico della scuola Prospecta Formazione di Verona. Dal 2002 è titolare di Aba Tec, azienda di Pianezza (Torino) specializzata nelle indagini di guasti in edilizia

Francesco Ucini | Maggioli Editore 2017

Sistemi anticaduta: aspetti di base fondamentali per l’installazione

I sistemi anticaduta sulle coperture degli edifici hanno fatto la loro prima comparsa soltanto dal 2003, la Regione Lombardia ha fatto da apripista a questo settore. L’installazione è obbligatoria sulle coperture dei nuovi edifici ed in quelle oggetto di manutenzione straordinaria.

Oggi, per i sistemi anticaduta abbiamo diverse norme UNI quali: la UNI EN 795, UNI11578:2015 e la UNI 11560:2022 da rispettare per la corretta progettazione ed installazione. Ma di base, il progettista e l’installatore, devono sempre effettuare uno studio approfondito sulla morfologia e configurazione delle coperture esistenti sottovalutate in fase di preventivazione e a volte anche  di esecuzione, se poi questi lavori si svolgono al di fuori delle casistiche in cui vige l’obbligo, generalmente sono senza né progettazione né direzione lavori.

Molti stanno sempre più provvedendo all’installazione di questi sistemi anche al di fuori delle casistiche precedenti, per far in modo che i vari manutentori accedano alla copertura e svolgano le loro funzioni in modo sicuro.

La diagnosi delle infiltrazioni: un caso studio di installazione di sistemi anticaduta Dispositivi anticaduta
Foto 1_Copertura con ganci classe A – cordino sottotegola ©Fedrico Busi

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Caso studio e analisi del quadro patologico

Il caso studio tratta di un’installazione di dispositivi di classe A, nel caso specifico sono stati installati dei cordini di trattenuta sottotegola. L’operazione è avvenuta senza nessun intervento di manutenzione o rifacimento della copertura, quindi la ditta installatrice ha operato localmente sulla copertura andando a rimuovere parte dell’isolante sino a raggiungere il telo su cui fissare il gancio, per poi procedere alla relativa sigillatura e ripristino.

La diagnosi si è concentrata sulla falda dove vi erano maggiori fenomeni di infiltrazione.

Si è riscontrato che la struttura del tetto è in legno (travi, travetti ed assito a giunti chiusi) e ha un pacchetto composto da una barriera vapore/telo impermeabile, un pannello isolante rivestivo con lamina d’alluminio, con abbinato dei correnti in lamiera porta tegola. Ha una pendenza del 21%, mentre il manto di copertura presenta delle zone con diverse pendenze così suddivise: in prossimità della gronda è del 15%, nella zona di prossimità del colmo è del 13.7% ed in colmo si riscontra che l’ultima fila di tegole ha una pendenza del 12.1%, appare perciò chiaro, sin da subito, che tutto ciò che sta sopra la struttura non risulta compatibile con le pendenze costruttive.

La diagnosi delle infiltrazioni: un caso studio di installazione di sistemi anticaduta Pendenze tegole
Foto 2_Pendenza tegole e sigillatura ganci nel pacchetto isolante ©Fedrico Busi

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Indagine semiotica, termografica e uso dei liquidi traccianti

L’indagine semiotica (visiva) ha riscontrato che le manifestazioni patologiche con fenomeni di gocciolamento avvengono in buona parte da diversi punti in prossimità del colmo e solo in zone ben precise lungo la falda. Sulla struttura lignea non sono presenti segni visibili, né residui e questo sta ad indicare che il fenomeno di gocciolamento avviene per canalizzazione e non per filtrazione pertanto ha un tempo di latenza ridotto.

Dalla fine dell’installazione, il condominio ha lamentato problematiche che riguardano, in particolare, il manifestarsi di gocciolamenti all’intradosso del solaio di copertura in concomitanza di eventi atmosferici.

L’indagine termografica è di tipo qualitativa ed è stata eseguita sia prima della prova di rilascio dei liquidi traccianti, dove non ha rilevato fenomeni evaporativi in atto, escludendo pertanto la presenza di fenomeni infiltrativi attivi, questo ha permesso così una valutazione complessiva del quadro fisiologico.

La seconda, quella di monitoraggio, è avvenuta durante l’esecuzione delle prove con i liquidi traccianti ed ha permesso di avere una comparazione con i due stati e d’individuare, allo stesso tempo le zone d’ingresso dell’acqua. L’acqua ha iniziato a manifestarsi nel sottotetto dopo diversi minuti dall’aspersione, questo dimostra che non vi è una canalizzazione diretta tra il punto d’ingesso e quello d’uscita.

La diagnosi delle infiltrazioni: un caso studio di installazione di sistemi anticaduta Collage 20240508 095237
Foto 3_Gocciolamenti all’interno del corrente metallico portategola, mancata sigillatura del telo impermeabile e infiltrazione da un area priva di linea vita ©Fedrico Busi

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Approfondimenti di indagine localizzata

Eseguendo indagini mininvasive, al fine di valutare alcuni dettagli tecnici dovuti alla sua conformazione, è emerso che:

  • dallo spostamento delle tegole si è riscontrato un ritorno dell’acqua nella zona di sormonto delle tegole mediante il fenomeno della tensione superficiale dell’acqua;
  • i ganci fuoriescono dall’isolamento del tetto, tramite la realizzazione di una sacca nell’isolamento monolitico, successivamente ripristinata con i relativi nastri e sigillature. La sigillatura non risulta a tenuta attorno al cordino, essendo un elemento mobile;
  • alla base del gancio, il fissaggio risulta già lacerato sulla vite, pertanto si riscontra la mancata sigillatura del telo nel punto in cui è stato lacerato e la presenza di acqua sotto il telo;
  • la nastratura a colmo, posta a chiusura dei pannelli isolanti, risulta lacerata. Rimosso il nastro di alluminio posto in colmo ad a cavallo dei pannelli isolanti, si riscontra la presenza di gocce d’acqua sulla parte terminale del correntino metallico del pannello isolante e la presenza di fenomeni di ossidazione lungo tutta la barra;
  • nella zona dove non sono installati i ganci, in corrispondenza geometrica dell’infiltrazione posta tra i travetti, si riscontra che in quell’area i correntini alla base hanno fenomeni di ossidazione, all’intradosso dell’isolamento e sullo strato del telo vi sono presenti residui di ruggine;
  • sempre nell’area di cui al punto precedente, dopo aver eseguito un taglio in un punto a caso nella zona d’indagine, si è riscontrato che l’assito era completamente bagnato;
  • si sono riscontrati segni infiltrativi nelle zone di prossimità al chiodo di fissaggio del pannello isolante.

La diagnosi delle infiltrazioni: un caso studio di installazione di sistemi anticaduta Macchia ruggine
Foto 4_Area definita con presenza di macchie di ossido di ferro, rilasciati dal fissaggio del pannello isolante ©Fedrico Busi

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Conclusioni

Nell’installazione dei sistemi anticaduta su tetti, dove non si svolgono lavori di rifacimento o sistemazione, è importante non sottovalutare la morfologia della struttura perché fornisce un quadro informativo nella scelta sia del componente più idoneo, sia del metodo di posa a cui attenersi.

Come in questo caso, il tetto affida la tenuta impermeabile al telo posto sopra l’assito, in quanto tutti i materiali che compongono il pacchetto copertura, a causa dell’esigua pendenza, non sono in grado di garantire le loro caratteristiche d’impermeabilità.

I piccoli errori di posa e la scelta di un gancio a cordino rispetto ad un altro con diverse caratteristiche, hanno portato all’insorgenza delle infiltrazioni, dove in situazioni di tetti con questa configurazione, ma con pendenze maggiori al 30% con molta probabilità non si sarebbero manifestate.

Articolo di Geom. Federico Busi

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Fonte: EdilTecnico

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