C’è grande attesa per i decreti attuativi che lanceranno e scioglieranno tutti i nodi irrisolti del Dl Rilancio e il connesso Superbonus. Negli ultimi giorni il sottosegretario a Palazzo Chigi, Riccardo Fraccaro, “padre” della norma, ha annunciato che ci sarà un portale unico, una piattaforma attraverso cui passeranno chiarimenti ma anche autorizzazioni operative agli interventi connessi alle maxi detrazioni.
Mancano però pochi giorni al 1° luglio, giorno dal quale si potranno avviare i lavori per il cappotto termico, la sostituzione della vecchia caldaia con nuovi modelli a condensazione o a pompa di calore, l’installazione di pannelli fotovoltaici o la messa in sicurezza dell’immobile con interventi mirati antisismici.
Quali sono i problemi rimasti alla norma? Condizione preliminare è la definizione delle risorse, soprattutto se il Governo dovesse accettare le proposte di ampliamento dell’ambito di applicazione oggettivo e temporale del Superbonus del 110 per cento.
Ci sono però cinque Super-problemi che riguardano professionisti, imprese e contribuenti: vediamoli in dettaglio.
Il Superbonus ha cinque Super problemi
Problema 1. La Certificazione energetica Ape per salire almeno di due classi
Molti condomini e famiglie, dopo le richieste iniziali di preventivi, iniziano a ricredersi sul Superbonus (già ci domandavamo giorni fa: >> Superbonus 110%, conviene aspettare luglio per i lavori?). Uno dei principali motivi, a discapito della “gratuità” dei lavori, è l’obbligo, per ora previsto, di vedere crescere – con il pacchetto degli interventi – la certificazione energetica Ape di almeno due classi.
>> Decreto rilancio, per il Superbonus 110% serve attestazione Ape
A detta degli operatori, missione quasi impossibile con la sola sostituzione della caldaia. Secondo i tecnici più esperti, dovrebbe essere obbligatoriamente accompagnato da altri lavori come quelli di isolamento termico dell’edificio. Per questo si vorrebbe eliminare, attenuare o circoscrivere questo obbligo, o quantomeno allargare le deroghe già presenti, sia pure in termini molto vaghi, nello stesso decreto legge.
CAPPOTTO TERMICO – SUPERBONUS
Come ridurre di due classi il consumo energetico dell’edificio
Problema 2. Certificazioni ambientali materiali e prezzari
È una preoccupazione che arriva dal mondo dei costruttori e riguarda la certificazione ambientale degli impianti e dei materiali, oltre ai prezzari. Le imprese più strutturate che fanno capo all’Ance chiedono infatti che si eviti il caos dei prezzari regionali, e che si faccia riferimento invece ai prezzari nazionali Dei. Quanto ai materiali, un eccesso di stretta da parte del ministero dello Sviluppo economico renderebbe l’intervento meno facile.
Problema 3. Imprese VS sconto in fattura
Lavori a costo zero per i privati, secondo le promesse del Dl rilancio, ma il problema per le imprese resta, dato l’evidente bisogno di liquidità (>> leggi: Superbonus 110%, lo sconto in fattura fa gola (non alle imprese)). Il problema sembra particolarmente grave per le piccole imprese artigiane, perché sembra che lo sconto in fattura possa premiare solo quelle medio grandi o piattaforme gestite dalle public utilities o da soggetti finanziari. L’ampia cedibilità del credito di imposta riduce questa preoccupazione, senza però eliminarla del tutto.
RIFARE IL TETTO – SUPERBONUS
Pro e contro della ventilazione
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Problema 4. Estensione del bonus ad alberghi e seconde case
Ad oggi sono escluse dalla norma, anche se queste ultime in realtà rientrano nel beneficio se sono escluse da villette bifamiliari. Il Parlamento ha però chiesto in maniera sostanzialmente univoca che l’incentivo si possa applicare a tutte le seconde case e che soprattutto possa includere anche le strutture alberghiere (>> leggi: Superbonus 110% a tutte le seconde case).
Per gli alberghi il Governo ha già fatto trapelare, risorse permettendo una possibile apertura. Difficile, se non impossibile, invece l’estensione del superbonus ai beni delle imprese.
Problema 5. Banche e crediti d’imposta
Anche gli istituti bancari sono molto preoccupati, soprattutto per i crediti di imposta: nel caso in cui si rivelino non dovuti chi andrà a cercare l’Agenzia? Dal Mef non hanno dubbi che non sarà la banca a pagare ma si aspetta di vederlo chiaro su carta.
Rimaniamo dunque in attesa dei decreti attuativi.
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Fonte: EdilTecnico