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27 Agosto 2021

Fondazioni, il consolidamento di una platea in calcestruzzo in che modo si attua?

Quando si parla di consolidamento fondale di una platea, s’intende un intervento da attuare per stabilizzare e sollevare questa tipologia di strutture che nasce, invece, proprio per minimizzare e ottimizzare la distribuzione dei carichi sul terreno.

Le piastre in cemento armato o platee sono una tipologia di fondazione che distribuisce i carichi su tutta la propria superficie (sono anche volgarmente dette “zatterone”) riducendo quindi molto le tensioni per centimetro quadrato. Purtroppo però, se il terreno su cui vengono impostate è molto compressibile, fino a profondità elevate, i cedimenti differenziali possono portare a rotazioni e deformazioni eccessive della platea. Il dissesto può determinare nei casi più gravi importanti fuori piombo e anche rotture della fondazione.

Il caso preso in esame tratta di una platea in c.a., situata in un’area toscana, dove per risolvere il problema si è ricorso al sistema di micropali precaricati infissi a pressione mediante martinetti idraulici per la stabilizzazione e il sollevamento di un impianto di depurazione.

Vediamo nel dettaglio l’esempio di consolidamento.

Tipo di problematica: cedimento con rotazione della platea

Si tratta in questo caso di una platea in c.a. di 30 cm, su cui sono stati posizionati gli impianti di depurazione. La struttura è stata realizzata su terreni alluvionali molto compressibili fino a oltre 10 m in profondità. Il cedimento differenziale ha comportato un progressivo fuori piombo, manifestatosi poco dopo la costruzione e ancora in evoluzione. Da qui la necessità di stabilizzare le strutture e soprattutto di recuperare la planarità con un intervento di consolidamento rapido e non invasivo.

Foto 1.

Consolidamento della platea con pali precaricati a bassa invasività

Quando una platea entra in crisi e manifesta cedimenti differenziali non accettabili, generalmente significa che il terreno di fondazione è molto scadente fino a profondità significative. I volumi di terreno coinvolti sono molto importanti e il consolidamento con iniezione di resine espandenti in questi casi risulta spesso inefficace o anti – economico. La soluzione sono quindi i micropali. I micropali tradizionali però sono invasivi e soprattutto non consentono sollevamenti e recupero dei cedimenti. I pali precaricati possono invece superare questi limiti attraverso la seguente procedura:

Foto 2. Tecnica pali precaricati.

Le esigenze in questo particolare caso erano quelle di:

  • Operare in spazi ristretti vista la presenza degli impianti che non potevano essere rimossi o spostati
  • esecuzione in tempi molto rapidi in modo da rimettere in funzione l’impianto di depurazione al più presto
  • stabilizzare la platea in c.a. con un intervento di palificazione profonda garantito al 100%
  • sollevare la struttura recuperando totalmente il cedimento e la planarità del manufatto.

Si è quindi optato per l’esecuzione di pali precaricati infissi a contrasto con la struttura esistente mediante martinetti idraulici. L’opera micro palificazione si è svolta in otto fasi distinte:

  1. carotaggio della platea di 30 cm;
  2. fissaggio delle piastre in acciaioalla struttura esistente;
  3. infissione dei micropali modularidi diametro 114 mm, con martinetti idraulici solidarizzati alle piastre;
  4. monitoraggio della struttura con livelli lasere monitoraggio delle pressioni di installazione;
  5. raggiungimento della profondità e delle pressioni di progetto;
  6. sollevamento operando con 6 martinetti contemporaneamente;
  7. fissaggio finale dei micropali con inghisaggio con resine epossidiche all’interno della platea oppure con piastre in acciaio;
  8. Ripristino della platea.
Foto 3.
Foto 4.
Foto 5.

Vantaggi del consolidamento fondale con pali precaricati

Il consolidamento fondazioni con micropali precaricati ha diversi vantaggi che lo caratterizzano rispetto alle tradizionali tecniche di palificazione:

  • tempi di realizzo rapidi rispetto alle metodologie classiche;
  • non produce materiali di risulta;
  • non vengono usati né fanghi né acqua (cantiere asciutto idoneo anche in ambienti stretti e interni);
  • non produce vibrazioni dannose;
  • la portata di ogni micropalo viene testata in corso d’opera;
  • precarico per l’annullamento dei cedimenti primari eseguito su ogni micropalo;
  • possibilità di sollevamenti e recupero della planarità se la struttura lo consente.

L’intervento di consolidamento fondazionale é durato 4 giornate ed ha consentito l’infissione di 13 pali precaricati di diametro 114 mm e lunghezza media 15 metri, compresi i carotaggi della platea ed il fissaggio finale dei pali mediante piastre in acciaio o inghisaggio.

Per maggiori informazioni:

Consolidamento Platea/ Systab

Foto di copertina: iStock/ermess

Fonte: EdilTecnico

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