ANAC ha espresso la propria posizione circa il Nuovo Codice dei Contratti Pubblici e messo in luce alcune criticità sul testo approvato.
Pur giudicandolo positivamente, per l’ANAC, il nuovo testo approvato dal Governo necessita di qualche miglioramento e per quanto riguarda le tempistiche, occorre più tempo rispetto alla scadenza del 31 marzo 2023 per organizzare meglio le stazioni appaltanti e creare competenze adeguate: la proposta dell’Autorità anticorruzione è quella di slittare l’entrata in vigore di alcune disposizioni, in accordo con la Commissione europea.
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ANAC non condivide alcuni punti del testo presentato alle Camere, tra i quali:
- l’eliminazione di controlli preventivi per evitare un uso indiscriminato dell’in-house;
- l’innalzamento a 500 mila euro della soglia per la qualificazione delle stazioni appaltanti;
- l’allentamento delle garanzie sul conflitto d’interessi;
- l’uso generalizzato dell’appalto integrato senza motivazioni.
Vediamo di seguito quali sono le motivazioni espresse dall’ANAC, legate alla bocciatura degli aspetti sopra elencati.
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Appalto integrato senza motivazione. Usiamolo solo quando serve davvero
Circa l’appalto integrato, ANAC ne promuove l’uso ma con cognizione ovvero per progetti molto complessi, dove l’impresa deve dare un contributo di innovazione. Altrimenti il rischio che si corre è quello di penalizzare le piccole imprese e sacrificare la progettazione, cioè la fase in cui concretamente si individua cosa davvero serve all’amministrazione e ai cittadini.
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Soppressione del registro ANAC dell’in-house
ANAC non è d’accordo alla soppressione del registro dell’in-house, in quanto è necessaria una verifica preventiva per controllare se il soggetto che acquisisce al di fuori dal mercato una commessa pubblica ha i requisiti per non fare concorrenza sleale alle imprese.
Attraverso il registro si verifica se davvero vengono rispettati i requisiti richiesti dalla giurisprudenza comunitaria e due terzi delle domande che solitamente pervengono all’Autorità non sono in regola.
Il rischio è quello di un aumento dei contenziosi con conseguenziale blocco operativo.
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Sale a 500 mila euro la soglia per le stazioni appaltanti qualificate
ANAC propone il ritorno almeno alla soglia di 150 mila euro per la qualificazione delle stazioni appaltanti.
Consentendo di fare appalti fino a mezzo milione di euro anche a chi non è in grado di gestirli, perché non qualificato, aumenta il rischio di perdite economiche.
La proposta è quella di trovare il modo di accompagnare la transizione con ragionevolezza, e la giusta direzione per avere stazioni appaltanti qualificate, favorendo l’assunzione di giovani ingegneri bravi e motivati.
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Conflitto d’interessi
Su questo punto ANAC è chiara: le nuove disposizioni sul conflitto di interessi finiscono per mettere in secondo piano un elemento essenziale dell’amministrazione, ovvero l’imparzialità.
Il testo presentato in Parlamento introduce una sorta di inversione dell’onere della prova, per dimostrare che il soggetto è in conflitto d’interessi. ANAC ritiene che ciò non sia conforme alle direttive europee e che le regole introdotte risultino ancora più blande di quelle previste in generale per i procedimenti amministrativi dalla legge 241.
Per tale motivo l’Autorità si auspica il mantenimento della normativa vigente.
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Affidamenti sotto soglia
Altro dubbio sollevato dall’Autorità riguarda gli affidamenti sotto soglia. ANAC si chiede se davvero sia opportuno prevedere che in ogni caso si possano acquistare, senza pubblicità preventiva e senza neanche fare un minimo di analisi di mercato, beni e servizi fino a 140 mila euro.
Tale scelta rischia di penalizzare i piccoli artigiani, privilegiando le solite realtà per motivazioni varie o perché semplicemente non li si conosce. Per l’Autorità, grazie alla digitalizzazione è possibile fare in fretta comparazioni e controlli, utilizzando al meglio le risorse pubbliche.
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