Approvata in via definitiva la direttiva sulle case green, con 370 voti favorevoli, 199 contrari e 46 astenuti.
Ricordiamo che la Direttiva EPBD Case Green, che ha fin dall’inizio diviso le parti politiche dei diversi stati membri, è stata discussa e votata il 14 marzo 2023 dal Parlamento europeo in seduta plenaria a Strasburgo. Una storica decisione che inciderà sul futuro del patrimonio immobiliare di ciascuno stato. Le misure oggetto della direttiva europea rientrano nel pacchetto Fit for 55% presentato dalla Commissione europea, il 14 luglio 2021, al fine di allineare la normativa vigente in materia di clima ed energia al nuovo obiettivo di riduzione, entro il 2030, delle emissioni nette di gas a effetto serra (emissioni previa deduzione degli assorbimenti) di almeno il 55 % rispetto ai livelli del 1990, nella prospettiva della neutralità climatica entro il 2050.
Il prossimo passo prevede la conferma dell’accordo d parte dei governi nazionali, per poi essere pubblicato in Gazzetta Ufficiale ed entrare in vigore venti giorni dopo. Entro due anni gli stati membri potranno adeguarsi alla direttiva e presentare all’Ue un piano nazionale con le misure da adottare per raggiungere gli obiettivi fissati dalla normativa Ue.
>> Vorresti ricevere news come questa? Clicca qui, è gratis
Il testo rivisto e ammorbidito
Il testo inziale è stato poi rivisto e ammorbidito in modo da essere affine alle peculiarità immobiliari di ciascun stato membro. Tuttavia la revisione del testo è stata oggetto di scontri tra le parti politiche.
L’eurodeputato Fi-Ppe Massimiliano Salini si era dichiarato contrario alla Direttiva ritenuta insostenibile per l’Italia: “sulla nuova direttiva per gli standard energetici degli immobili, vi è un’accesa discussione interna al Parlamento europeo, che coinvolge anche delegazioni numericamente rilevanti come quelle di Germania e Francia, alcuni autorevoli rappresentanti delle quali si apprestano a votare contro, indicando l’esigenza di cambiare il testo come chiesto del centrodestra italiano. Insieme a ciò, le recenti notizie relative al governo austriaco, che si unirebbe al fronte contrario allo stop totale a diesel e benzina nel 2035, e alle preoccupazioni sul nuovo dossier Euro 7 che diversi Paesi membri vorrebbero rinviare, stanno alimentando un forte scetticismo verso l’ala rigidamente ultra-green della Commissione europea guidata dal vicepresidente Timmermans. Un altolà che l’esecutivo Ue farebbe bene a cogliere quanto prima”.
Ciarán Cuffe, eurodeputato irlandese dei verdi aveva dichiarato: “Alcuni membri di quest’aula vorrebbero cambiare il testo, rendendo la direttiva inutile e insignificante: è un atteggiamento insensato. A loro dico di non diluire questa direttiva ma di votare per bollette più basse e case più calde”.
La commissaria Ue all’energia, Kadri Simson sostiene la nuova Direttiva e ritiene che rinnovare il patrimonio edilizio sia qualcosa di essenziale e che gli edifici energivori saranno i primi ad essere coinvolti. Per questo Simson ha dichiarato: “sarà importante rafforzare i certificati di prestazione energetica per dare a consumatori ed agli inquilini informazioni chiare e credibili sul consumo energetico”.
Gli obiettivi da rispettare
Come riportato da ANSA.it è stato modificato l’approccio verso le classi energetiche, stabilendo che il 16% degli edifici pubblici meno efficienti sarà ristrutturato entro il 2050, e il 26% entro il 2033.
Per le abitazioni, si prevede una riduzione del consumo energetico del 16% entro il 2030 e del 20-22% entro il 2035. Per assicurare flessibilità, le ristrutturazioni dal 2020 saranno incluse negli obiettivi, consentendo agli Stati di esentare edifici storici, agricoli, militari e di uso temporaneo.
Dal 2050 tutti i nuovi edifici residenziali dovranno essere costruiti per essere a emissioni zero, mentre per gli edifici pubblici lo standard si applicherà dal 2028.
Per assicurare che i governi dispongano di flessibilità nella gestione delle loro politiche energetiche, tutte le misure di ristrutturazione energetica intraprese a partire dal 2020 verranno considerate nel raggiungimento degli obiettivi prefissati.
Inoltre, sarà possibile per gli Stati membri dell’Unione Europea decidere autonomamente di concedere esenzioni specifiche a determinate categorie di edifici. Queste categorie includono gli edifici con valore storico, le strutture agricole, gli immobili adibiti a scopi militari e quelli utilizzati in modo temporaneo. Questo approccio consente una maggiore adattabilità alle specificità nazionali e locali, mantenendo al contempo l’impegno verso l’efficienza energetica.